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Immagine del redattoreGiornalino Peano

È il ritorno del delitto d’onore?

La sentenza di assoluzione per l’assassino bresciano scatena un putiferio

Abbiamo recentemente appreso del ritorno delle “barbarie”, l'assassino di una donna è stata assolto per “delirio di gelosia”. In molti hanno gridato al ritorno del vecchio, e si sperava tramontato, delitto d’onore.

Partiamo dai fatti: l’omicidio è avvenuto nell’ottobre del 2019 ed il processo si è concluso qualche giorno fa con l’assoluzione di Antonio Gozzini, 79 anni, perché incapace di intendere e di volere. Incapacità basata non sulla gelosia, come i più hanno capito, il che riporterebbe veramente il delitto d’onore nelle aule di giustizia italiane, ma sul disturbo mentale in cui rientra il “delirio di gelosia”. Delirio diagnosticato attraverso quattro punti:

  1. la presenza di ideazione delirante o pensieri inusuali: si è scoperto che Antonio pensava che la moglie sessantatreenne lo tradisse con qualcuno, fatto ovviamente da lui non verificato e appurato falso.

  2. il modo in cui la tematica morbosa di gelosia sia espressa e quanto sia prevalente: il pensiero per cui la moglie lo avrebbe tradito divenne per Antonio pressante e costante.

  3. la correlazione tra tale tematica e il funzionamento psicopatologico dell'individuo: l’uccisione della moglie conferma a pieno come la tematica morbosa sia arrivata al culmine sfogando nel modo peggiore questo pensiero di gelosia.

  4. la presenza o meno di indicatori di altri gravi disturbi mentali: da molti anni oramai Antonio soffriva di depressione.

L’acquisizione di questi quattro punti ha portato la difesa a chiedere, dopo un rapporto psichiatrico, l’incapacità di intendere e di volere proprio per via di questo disturbo. La domanda è accolta dal giudice, e da lì la sentenza.

Social e giornali invece, hanno accolto la notizia basandosi su un’errata interpretazione e si sono interrogati se davvero una sentenza simile non possa aprire la strada ad un ritorno del delitto d’onore. Finché il presunto “errore” rimane circoscritto ai social e ai media è ancora accettabile, ma nel momento in cui il Ministro della Giustizia manda degli ispettori per controllare che tutto si sia svolto correttamente, si dà eco e, in un certo senso ribadisce, un‘informazione sbagliata.

Ma lo spettro del delitto d’onore ormai si aggira e pertanto vale la pena interrogarsi: sta tornando il delitto d’onore? E se no, potrebbe farlo?

La risposta appare semplice: il delitto d’onore in Italia non tornerà perché i falsi diritti, portati avanti in nome di una tradizione culturale e religiosa di altri tempi, sono stati a poco a poco distrutti, in nome di un egualitarismo vivo e presente ancora oggi. Nonostante rimangano, a onor del vero, uomini ancora convinti di poter vantare quei diritti sulle donne, ci sentiamo di affermare che l’epoca del Pater Familias, tramontata nel nostro paese ufficialmente nel 1948 (principio di uguaglianza nella Costituzione) e poi passo dopo passo negli anni successivi, è realmente conquistata e ottenuta. Rimane quindi il pericolo del ritorno al passato? Questo è un discorso complesso che richiede approfondimento e osservazione costante dei cambiamenti sociali. Ciò che non è in discussione e che più ci importa, è che per prevenire un ritorno nel linguaggio giuridico del delitto d’onore e/o altre discriminazioni sessiste, non c'è che un’unica arma: la conoscenza. Conoscenza di ciò che era e di ciò che è adesso, senza smettere di lottare per la giustizia che desideriamo, con l’imperativo di stimolare lo spirito critico di tutti noi; solo così i diritti ottenuti dalle generazioni precedenti, ci rimarranno saldi in mano.

Patrizio Fabrizi 5C

Daniele Marinucci 4I

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