Quest'ultimi giorni sono, per me e per la maggior parte degli studenti, i primi giorni di ritorno in presenza e immediatamente, com'è incredibile la scuola a volte, si sono riproposti gli stessi problemi che si lamentavano immediatamente dopo Natale: presenza = verifiche e tutto ciò sarebbe giusto nella misura in cui l'organizzazione dei compiti rispettasse quei diritti, che sembrano essere dimenticati, che ancora ci spettano e gli studenti come unica via di fuga si sono ritrovati a dover uscire prima, a entrare più tardi o ad essere del tutto assenti. Queste "assenze di massa" hanno irritato la presidenza che ha intenzione di prendere provvedimenti. Ma torniamo alla questione dei diritti, cito infatti lo Statuto degli Studenti, Art 2 - Diritti, Comma 6:
Gli studenti hanno diritto alla libertà di apprendimento ed esercitano autonomamente il diritto di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative offerte dalla scuola. Le attività didattiche curricolari e le attività aggiuntive facoltative sono organizzate secondo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti.
A questi diritti corrispondono ovviamente dei doveri, per il caso specifico che andrò ad illustrare mi riferisco all'Art. 3 - Doveri, Comma 1:
Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente i corsi e ad assolvere assiduamente agli impegni di studio.
Se i diritti vengono calpestati è lecito che anche parte dei doveri cada mantenendo in parità la bilancia. Ma ovviamente questo non è considerato, prima i doveri e poi i diritti.
Pesa nel quadro totale anche la mancanza di punti riguardanti il comportamento dei docenti nel regolamento per la Didattica a Distanza Integrata, segno di una rigidità e di una scuola forzata e imposta a noi studenti da regole e necessità che ovviamente non si ripercuotono sui professori, liberi di utilizzare il proprio metodo di insegnamento e di interrogazione e, solo parzialmente, di valutazione. Agli studenti cosa rimane? Un'altra serie di doveri (Art 1 e 5 del Regolamento di Disciplina, Frequenza e Uscite collettive).
E ancora di più mi sorprende l'utilizzo delle parole che rimbombano a commentare queste "necessarie" azioni: in una situazione come questa e in questo periodo dell'anno questo comportamento non è tollerabile, inviterei allora a riflettere e a spostare l'oggetto da "gli studenti" a "i docenti" e si vedrà che un comportamento del genere in una situazione come questa, in questo periodo dell'anno non è tollerabile... Come mai però questo discorso vale solo per noi? Forse perché a farlo è la dirigente? Potrebbe sembrare una risposta se non fosse stato fatto dalla preside stessa un invito ai docenti di non concentrare nei giorni in presenza i compiti e le interrogazioni. Ma non possiamo chiedere in una situazione come questa e in questo periodo dell'anno la massima coerenza, c'è bisogno di scivolare su alcune cose, perché la scuola non deve formare persone consapevoli, no! Deve produrre! Deve produrre dati! Deve produrre posti di lavoro per insegnanti, collaboratori, impiegati amministrativi! Deve produrre un qualcosa. ma la scuola non è una fabbrica, la scuola è la scuola, il luogo di insegnamento PER gli studenti DAI docenti. Ma sembra che questo non interessi più a molti. E ci tengo a dire che non si vuole fare una critica distruttiva, ma piuttosto un'analisi utile a riportare obiettività in questo momento di grave confusione in cui gli strumenti che si era soliti usare sembrano inadeguati.
Ed è proprio in questo oceano di inadeguatezza che sfocia il fiume dell'ipocrisia solcato da quelle frasi fatte che vengono lanciate in risposta alle lamentele degli studenti: "siamo stati anche noi ragazzi e studiavamo come voi, anzi anche di più", ma queste frasi non valgono oggi, non valevano ieri e non varranno domani, i professori devono capire che noi non siamo loro e loro non sono stati noi, la nostra scuola non è la loro scuola e la loro non è stata la nostra, la nostra pandemia non è stata (fortunatamente) la loro vita adolescenziale e la loro passata vita adolescenziale non è la nostra; che si smettesse di criticare gli studenti per cosa fanno in risposta a mancanze dei docenti. Se non si hanno voti, se non si sono recuperate le insufficienze è colpa degli studenti? O dei professori? I quali hanno deciso di non fidarsi, né di noi, né di loro stessi, accusandoci di copiare ancora prima di interrogare o consegnarci dei compiti online. E' giusto anche dire che c'è chi ha trovato soluzioni, prima tra tutte si è fidato, e ha fatto il suo lavoro, il suo dovere, ed ha compiuto quella produzione che gli era necessaria per lo Stato, ha prodotto quel santo numero in mezzo alla miriade di altri numeri che ci classificano dalla nascita. Chi invece non ha fatto tutto ciò viene ora a chiedere conto a noi delle proprie mancanze. Vedo una profonda ingiustizia, e non voglio proporre l'idea che gli studenti siano dei santi e nessuno di loro copi, perché questa possibilità si trova anche in presenza e più di una volta ho sentito professori elogiare la propria capacità di saper riconoscere chi imbroglia o meno e se ora non lo riesce a fare da dietro uno schermo, anzi no: non riesce a fidarsi di saperlo fare da dietro uno schermo, insulta se stesso e la propria intelligenza. I professori, non tutti fortunatamente, non si sono organizzati per la DaD, hanno deciso di usare questo tempo per spiegare e accumulare materiale da verificare, contando sul ritorno in presenza. Questa situazione non è la prima volta che accade, come già detto anche dopo Natale si era verificata questa problematica e si era allungato il quadrimestre per permettere di "spalmare" i compiti, soluzione dal mio punto di vista non efficace e anzi controproducente. E nelle successive settimane di DaD totale costrette dalla zona rossa, il problema si è riproposto e come prima i professori hanno rimandato a dopo Pasqua. I risultati sono stati immediati e la responsabilità è della mancata organizzazione dei professori in DaD. E per loro mancanze ne stanno pagando lo scotto gli studenti. I diritti che tanto chiedo siano rispettati sono paralleli e pari ai doveri, non vengono né prima gli uni, né prima gli altri, vanno di pari passo e alla caduta di uno cade l'altro sia esso un diritto o un dovere. Non vale la formula della primarietà dei diritti o dei doveri l'uno sull'altro, sono come i due soli di Dante, legati però dalla legge di gravitazione di Newton, se crolla uno crolla l'altro.
Per ritornare al problema principale, se si volesse risolvere il problema delle assenze di massa e dei "compiti di massa" (mi si passi il termine) si provi a rimodificare l'orario in una struttura di 5 giorni in presenza e 5 in DaD articolata su due settimane in modo che i compiti siano naturalmente distribuiti.
E questa volta la scuola si senta libera di richiedere una consultazione (Statuto degli Studenti, Art 2, Comma 5) e noi saremo lieti di esercitare i nostri diritti.
Patrizio Fabrizi, 5C.
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