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Immagine del redattoreGiornalino Peano

Una polemica sul nulla




Sono ormai diverse settimane che le testate giornalistiche dedicano un ampio spazio al racconto e alla descrizione della guerra in Ucraina e i pensieri di molti di noi sono rivolti costantemente al conflitto in corso. La naturale preoccupazione e angoscia che ne derivano hanno fatto sì che in tutta Italia si moltiplicassero le manifestazioni di solidarietà, sia simboliche (come i cortei) che concrete (come l’offerta di ospitalità per i profughi). A queste reazioni estremamente positive se ne sono però accompagnate alcune non all’altezza, e che sono nettamente sbagliate e illogiche.

Prima fra tutte è la polemica su Dostoevskij, sorta in seguito alla sospensione da parte della rettrice dell’Università Bicocca di Milano di un corso che si sarebbe dovuto tenere proprio in questi giorni. Era infatti programmata una serie di 4 incontri, completamente aperti e gratuiti, in cui lo scrittore Paolo Nori avrebbe trattato dei molteplici capolavori dell’autore russo. Secondo quanto ci viene riferito dallo stesso Nori, l’intento della rettrice Giovanna Lannantuoni sarebbe stato quello di “evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”. Nonostante l’ateneo abbia fatto quasi immediatamente retromarcia crea enorme tristezza pensare che una tale idea sia stata partorita in un luogo che è per definizione l’essenza stessa della cultura e del pensiero. Dovrebbe essere infatti chiaro a tutti che vincolare lo studio di un artista alle azioni del governo del suo paese, non ha il minimo senso; è una fallacia logica che assume quasi i toni del ridicolo se si pensa all’enorme distanza temporale che separa l’attuale guerra ed il celebre autore. Vogliamo anzi affermare che le opere di un artista devono essere considerate indipendentemente dall’autore che le ha prodotte. Dopotutto, se scoprissimo dal giorno alla notte che Dante si sia macchiato di terribili efferatezze, avremmo forse motivo di smettere di studiare le sue opere? Avremmo forse ragione a privarci del suo indubitabile genio e della sua enorme influenza culturale? Noi crediamo di no. Ed è anzi da considerarsi quasi un’offesa all’intelligenza di molti, reputati a quanto pare incapaci di scindere un artista dalle azioni non di un popolo, quanto in realtà di un governo. Quest’azione poi, oltre che essere sbagliata, è anche terribilmente inutile; in fondo smettere di leggere un autore russo non porta alcun sostegno alla causa del popolo ucraino, che avrebbe bisogno di ben altre azioni. Per tutte queste ragioni crediamo che Paolo Nori abbia fatto la cosa giusta quando, qualche giorno fa, ha annunciato che nonostante il dietrofront dell’Università Bicocca, avrebbe tenuto il proprio corso in una sede differente. È un’azione sì simbolica ma che vuole restituire al gesto della rettrice tutta la sua gravità.

Infine, sarebbe una perdita enorme per tutti noi rinunciare ad uno scrittore che può essere pacificamente considerato un “mostro sacro” non solo della letteratura russa, ma anche di quella europea. Le sue opere, da Memorie dal sottosuolo a Le notti bianche fino a L’idiota, sono molto spesso un’esperienza profonda ed emozionante, che resta nella memoria di chi le legge come un ricordo dolcissimo. Per questo motivo invitiamo, oggi ancora di più, chiunque non l’abbia già fatto a cimentarsi con almeno uno dei capolavori di Dostoevskij; possiamo garantire che non ne resterà deluso.



Lorenzo Cionfrini, 5I

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