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Immagine del redattoreRICCARDO TOMASSOLI

Quando la “buona” scuola diventa pericolosa!

Aggiornamento: 17 dic 2022


La tragedia è accaduta nello stabilimento di carpenteria metallica di Lauzacco della Burimec Srl. Lorenzo Parelli, la giovane vittima, era intento a completare l’allestimento di un macchinario durante un periodo di alternanza scuola-lavoro. Per quanto si sa, il ragazzo è stato colpito da un componente metallico, una putrella. Giunti i soccorsi, chiamati tempestivamente dai dipendenti dell’azienda, dopo vari tentativi di rianimazione, il ragazzo è stato dichiarato morto: la caduta della trave lo ha ucciso sul colpo. Con l’arrivo dei Carabinieri, degli ispettori dell’Azienda sanitaria e del procuratore aggiunto della Procura di Udine, l’area è stata posta sotto sequestro. Al momento la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico del legale rappresentante, come datore di lavoro, e ha sottolineato la necessità di arrivare a una compiuta ricostruzione della dinamica dell’incidente mortale. L'indagine punta a chiarire perché la putrella sia caduta e a stabilire se lo studente fosse impiegato in attività compatibili con il suo ruolo. Fatto sta che una madre ha visto il figlio uscire per andare a scuola e non lo ha visto più tornare. Una famiglia distrutta deve affrontare un dolore insopportabile per la perdita di un figlio, di un fratello, la cui giovane vita è stata spezzata per la superficialità con cui, in questo paese, si gestisce la sicurezza sul posto di lavoro. Tutto l’Istituto in cui Lorenzo andava a scuola, sta vivendo con immenso dolore questa tragedia. Il giovane, peraltro, aveva dimostrato di apprezzare l’esperienza, tanto da sognare un futuro in quell’ambito lavorativo, nel settore meccanico. Il 22 gennaio, giorno successivo alla morte di Lorenzo, il portone della sede di Confindustria a Firenze è stato imbrattato con vernice rossa e striscioni di denuncia. Allo stesso tempo, nel capoluogo toscano, a poche centinaia di metri dalla stazione di Santa Maria Novella, è stata organizzata una protesta di precari e disoccupati contro l’indifferenza dello Stato verso il fenomeno delle morti sul lavoro. Nei giorni successivi varie manifestazioni di protesta sono state organizzate dagli studenti di diverse città, a Torino, Milano, Bologna, Padova, Roma. I cortei degli studenti, arrabbiati e addolorati per la morte assurda di un coetaneo, sono stati caricati dalle forze dell’Ordine che, a colpi di manganello, hanno tentato di reprimere la protesta pacifica e legittima di chi si oppone al lavoro che “uccide”. La ministra degli Interni Lamorgese non ha ancora risposto alle interrogazioni parlamentari presentate da Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e da Chiara Gribaudo (Partito democratico) in merito al comportamento repressivo della Polizia, degno della peggiore dittatura. Si è limitata a giustificare le manganellate sostenendo che all’interno dei cortei si erano infiltrati soggetti facinorosi e violenti, senza peraltro dimostrarlo. Sulla tragedia è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per il quale “il tirocinio deve essere un’esperienza di vita. L’incidente è inaccettabile e inaccettabile è ogni morte sul lavoro”. Purtroppo, però, da molti anni vengono segnalate al Ministero situazioni inaccettabilie di insicurezza, col risultato che nessun tavolo ministeriale è mai stato aperto per affrontare e risolvere la questione. L’idea di una scuola pubblica volta a formare lavoratori in grado di sottostare alle logiche dei “padroni” delle aziende sembra non si possa mettere in discussione. E il nostro governo, con i suoi degni ministri, sostiene queste logiche di potere. Manon si può considerare didattica ciò che sfrutta, ferisce e uccide. Gli studenti non devono essere esposti allo sfruttamento o peggio ancora agli incidenti, come spesso accade. Lo studente friulano è morto lavorando gratis per maturare crediti formativi. Anche i sindacati denunciano che il tirocinio, in qualche caso, si trasforma in una forma di sfruttamento occupazionale. La scuola dovrebbe fornire un altro servizio. L’alternanza scuola-lavoro, introdotta inizialmente nel 2003, è stata resa obbligatoria, con la riforma della Buona Scuola, partorita dal Governo Renzi. C’è da chiedersi se, tra i vari ministri della Pubblica Istruzione (alcuni senza neanche il diploma di maturità) che si sono succeduti negli ultimi anni e che hanno dato vita a queste tanto inutili quanto fallimentari riforme, ce ne sia mai stato uno che l’abbia frequentata seriamente….la scuola.


Riccardo Tomassoli 4°I




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