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Francesca Cristofori

"Marcovaldo ovvero Le stagioni in città"

Perché leggere un libro scritto nel 1963, ambientato in una città che è diversa da quelle contemporanee e con personaggi "vintage"? Perché se si vuole imparare a scrivere, se si vuole avere un modello fuori dal comune, pieno di spunti umoristici e acquisire un taglio particolare nel descrivere le situazioni, se si vuole sorridere ma anche prendere coscienza dei problemi reali, non si può prescindere da questo romanzo di Italo Calvino.

E' formato da 20 racconti che si svolgono ciascuno in una stagione. Si può cominciare dall'ultimo, da metà, dall'inizio, scegliere un titolo più accattivante: in ogni capitolo Calvino trascrive la realtà attraverso la mediazione della favola umoristica.

Il protagonista è Marcovaldo, un uomo amante della natura, costretto per lavoro a trasferirsi dalla campagna in una grande e grigia città industriale. Lavora presso la ditta SBAV come magazziniere, il suo stipendio è misero e gli permette a stento di mantenere in una soffitta la numerosa famiglia (la moglie Domitilla e sei figli). Attorno a loro c'è il boom economico degli anni '60 con i grattacieli, i centri commerciali, il traffico frenetico, l'inquinamento. Marcovaldo non si arrende alla realtà che lo circonda, è un sognatore instancabile che in ogni occasione cerca una via d'uscita che gli permetta di evadere, il segno di qualcosa di naturale e non corrotto.

In ogni racconto viene descritta una situazione "critica": Marcovaldo non riesce a dormire nella sua casa così affollata e preferisce per una notte una panchina all'aperto, oppure fa una scorpacciata di funghi cresciuti inaspettatamente nelle aiuole cittadine, oppure va a pesca in una zona apparentemente pulita del fiume… Ogni storia termina con un fallimento ma il protagonista non si arrende mai e ogni volta riparte entusiasta e idealista alla ricerca di qualcosa che gli porti un momento di felicità.

I racconti trattano temi pesanti: il consumismo sfrenato, l'inquinamento, la vita nella metropoli dove non ci sono rapporti umani autentici, le condizioni di povertà dei lavoratori più umili, ma il taglio è tragicomico: Calvino - avvalendosi del gusto inventivo e delle fantasiose trovate che caratterizzano tutta la sua produzione - affida a Marcovaldo il compito di denunciare la gravità dei problemi esistenti nella società moderna ma facendo sorridere il lettore, un po' come accade nelle comiche del cinema muto, dove il protagonista è animato dalle migliori intenzioni ma finisce sempre male in maniera un po' ridicola o anche surreale: la città viene avvolta dalle bolle di sapone, Marcovaldo si smarrisce nella nebbia, la notte è fatta di 10 secondi di buio e 10 di GNAC...

Marcovaldo è un eroe che combatte a modo suo per un mondo migliore, è un Don Chisciotte moderno che non molla mai e trova nella meraviglia, nella fantasia, nell'apprezzamento per le cose apparentemente piccole e banali, la via per uscire dal labirinto. Le sue battaglie, amare, fantasiose, e divertenti, faranno intuire a ciascuno che per ogni uomo la possibilità di salvezza si trova proprio nel verso contrario di dove va il mondo, nel ritorno alla natura, nell'autenticità, nella semplicità.


Francesca Cristofori 3A


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