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Immagine del redattoreGiornalino Peano

LETTERA A MARIO GIORDANO E AL SUO ODIO

Mi prendo una pausa dalle cronache per scrivere una lettera di risposta pubblica al Signor Mario Giordano in merito al suo discorso sui giovani e la musica rap.


Egregio Sgr. Giordano

Ho avuto l'opportunità di visionare il suo discorso sulla musica rap, fatto nella sua trasmissione “Fuori Dal Coro” su Rete4.

La sua trasmissione, anche se si chiama “Fuori Dal Coro?, a me sembra ampiamente dentro lo stesso, il coro dell’odio verso la nuova generazione e le sue usanze. Innanzitutto le canzoni da lei citate non incitano alla violenza né tantomeno sono frutto della “retorica dell'accoglienza”; tanto per cambiare la butta sempre sull'immigrazione clandestina, in quanto avere un nemico comune è molto più facile di combattere le proprie battaglie, ma sono frutto del contesto di disagio e/o di criminalità che a qualsiasi governo fa purtroppo comodo che si sviluppi in dei posti nei quali si amplificano di più certe situazioni, cosicché il resto della città rimanga “pulita”. Ma poi, perchè la butta sempre sull’ immigrazione? Le faccio presente che questi giovani sono Italiani e rappano nella lingua che lei tanto cerca di difendere da chissà quale nemico, e soprattutto, perché per lei la causa dei mali della società sono dei ragazzi che, se fanno ciò che fanno, vuol dire che hanno smesso di delinquere, ma hanno il bisogno di raccontare la loro storia e, le assicuro, che guadagnare con la musica è molto meglio che guadagnare con lo spaccio e i crimini, perchè al posto di “braccia rubate all’agricoltura” sono braccia rubate allo spaccio. L'hip-hop ha sempre salvato ragazzi da situazioni criminali per portarli alla ribalta, per questo negli U.S.A. viene chiamato “the hip-hop miracle”, e ne sono testimoni persone come 2Pac o 50 Cent, strappati alla strada per essere messi sui palchi.

Quindi, Signor Giordano, si informi di più sulle storie che racconta spacciandole per verità assolute, senza disinformare il suo pubblico né tantomeno prenderlo in giro, e soprattutto, non infanghi il lavoro di questi ragazzi, che sono stati abbastanza coraggiosi da andarsene dai contesti nei quali lei li immerge.

Sinceramente, Lorenzo Lozzi



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