Il 18 febbraio, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, si è tenuto un convegno per ricordare uno dei più grandi cantautori italiani, Fabrizio De André, nel giorno che avrebbe segnato il suo 85esimo compleanno. L’evento è stato organizzato dalla Commissione Cultura della Camera in collaborazione con AssoConcerti e la Fondazione Fabrizio De André.
La vicepresidente della Camera, Anna Ascani, ha aperto l’incontro con un discorso appassionato, ricordando il suo legame personale con la musica di De André. “A 17 anni suonavo in una cover band di Fabrizio, Anime Salve, e scrivemmo alla Fondazione per ottenere un riconoscimento”, ha raccontato, sottolineando come le parole di Faber continuino a parlare alle nuove generazioni. “Anche al Festival di Sanremo, artisti giovanissimi hanno portato le sue canzoni, dimostrando che la sua poesia è più viva che mai”.
Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, ha condiviso ricordi personali del suo rapporto con De André, descrivendolo come una figura fondamentale nella sua formazione. “Fabrizio era un uomo straordinariamente autoironico e affabile, lontano dall’immagine di icona irraggiungibile che spesso gli viene attribuita”, ha detto Mazzi, ricordando anche il periodo del rapimento del 1979, un’esperienza che ha segnato profondamente sia De André che la moglie Dori Ghezzi.
Dori Ghezzi, presidente della Fondazione Fabrizio De André, ha ringraziato i presenti per l’affetto dimostrato verso l’opera del marito. “Fabrizio non c’è più da molti anni, ma è più presente che mai grazie ai giovani che si riconoscono nella sua musica”, ha dichiarato, emozionata. Ha poi ricordato come De André abbia sempre cercato di dare voce agli ultimi, agli emarginati, trasformandoli in protagonisti delle sue storie.
L’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Massimiliano Smeriglio, ha annunciato che la prossima edizione del Premio De André si terrà nel quartiere della Magliana, dove una piazza è già dedicata al cantautore. “Fabrizio è stato un poeta del conflitto, delle verità scomode, capace di innovare e leggere il contemporaneo con uno sguardo unico”, ha sottolineato.
Il presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, ha definito De André “un cantautore completo, che ha portato la poesia nei vicoli più angusti e nelle strade più popolari, rendendola universale”. Ha ricordato come la sua musica sia frutto di una sintesi tra radici genovesi, attenzione per gli ultimi e studio approfondito della letteratura, rendendolo un artista unico e rivoluzionario.
Bruno Sconocchia, presidente di AssoConcerti, ha sottolineato l’importanza di superare le barriere tra cultura “alta” e “bassa”, affermando che “esiste solo una musica, quella che esprime l’intelletto umano”. Ha poi ricordato come De André abbia influenzato intere generazioni, diventando un punto di riferimento culturale e sociale.
La celebrazione è stata arricchita dalle performance di artisti come Paola Turci e Paolo Fresu, che hanno interpretato alcuni dei brani più iconici di De André, tra cui Inverno e Il Pescatore. Gino Castaldo, giornalista e amico di Faber, ha moderato l’evento, condividendo aneddoti e riflessioni sulla figura del cantautore.
In chiusura, è stato ricordato come la musica di De André continui a essere un faro per chi cerca giustizia, libertà e verità. “Fabrizio non ha mai cantato se stesso, ma ha dato voce a chi non ne aveva”, ha detto Dori Ghezzi, mentre il pubblico si univa in un caloroso applauso.
L’evento si è concluso con l’esecuzione de Il Pescatore, un brano che, come ha ricordato Castaldo, “va oltre le istituzioni e parla direttamente al cuore di chi ascolta”. Un omaggio sentito e partecipato, che ha dimostrato come l’eredità di Fabrizio De André sia ancora viva e capace di ispirare nuove generazioni.
Le domande del pubblico e le risposte
Durante l’evento, alcuni studenti e appassionati hanno avuto l’opportunità di porre domande ai relatori.
"Come il rapimento del 1979 ha influenzato e cambiato il modo di vivere e fare musica di Fabrizio De André?"
Risposta di Dori Ghezzi:“Il rapimento non ha cambiato molto il nostro modo di vivere. Abbiamo cercato di continuare a vivere come prima, senza paura. Quell’esperienza ci ha insegnato il valore della libertà. Quando ti capita una cosa del genere, capisci quanto sia preziosa essere liberi. Fabrizio ha sempre cercato di vivere senza paure, anche dopo quell’esperienza. Poi ci sono state le cose brutte; come l'aneddoto della risposta di Fabrizio quando ho detto uno dei rapitori che preferiva Guccini ha detto perché non avete sequestrato lui ma aneddoti così ce ne sono stati parecchi.
Qual è, secondo voi, la canzone più rappresentativa dell’interiorità di Fabrizio De André, quell’aspetto più intimo che forse non traspare dal personaggio pubblico?" (domanda fatta dagli studenti del Peano)
Risposta di Dori Ghezzi:“Fabrizio raramente cantava di sé stesso. La sua musica era sempre rivolta al mondo, agli altri, ai loro sentimenti e alle loro storie. Forse l’unica canzone in cui ha parlato direttamente di sé è Ti ricordi di noi, dove racconta del rapimento. Ma in generale, preferiva raccontare storie universali, dando voce a chi non ne aveva.”
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