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Immagine del redattoreGiornalino Peano

La rabbia di Beppe Grillo e le numerose polemiche

La vicenda che vede come protagonisti il figlio di Beppe Grillo e altri tre suoi amici risale all’estate 2019.


I quattro ragazzi soggiornavano in Sardegna, precisamente in una villa in Costa Smeralda; una sera si sono recati al locale Billionaire e all’alba sono tornati a casa con una ragazza.


Da qui il caso prende due strade diverse. Da una parte c'è la versione dei ragazzi i quali affermano la presenza di due ragazze: una addormentatasi appena giunti a casa e l’altra, definita da loro consenziente e consapevole delle proprie azioni, che aveva continuato a “divertirsi” con loro; c'è poi la versione della ragazza la quale dichiara che era da sola e che subì un vero e proprio stupro di gruppo.


Trascorsi otto giorni dall’ accaduto, una volta tornata a Milano, la ragazza denunciò l’avvenuto alla Polizia aprendo così il caso.


Qualche giorno fa, Beppe Grillo ha pubblicato un video su Facebook, in cui mostrava chiaramente la sua rabbia nei confronti dell’accaduto e nel quale difendeva il figlio, accusando le lunghissime tempistiche delle indagini per puntualizzare l’innocenza.


Inoltre, ha ribaltato il concetto stesso di stupro visto il tempo impiegato per la denuncia da parte della ragazza, come se fosse la rapidità a garantirne l’autenticità.


Il figlio, Ciro, dopo quasi due anni dall’accaduto, è ritornato sui social condividendo il video in cui il padre lo difende dall’accusa di stupro ma, ad accoglierlo ha trovato una pioggia di insulti.


Pubblicando quel video su Facebook, Grillo ha portato alla luce l’intera vicenda e l’ha fatta conoscere al pubblico.


Naturalmente, questo evento ha scatenato diverse reazioni anche tra i partiti, con un senso comune di disprezzo nei confronti del video di Grillo che, come ha detto Nicola Zingaretti, è stato «Un bruttissimo modo per affrontare un tema privato».


Gli esponenti del Pd hanno considerato inaccettabile il comportamento del fondatore del Movimento 5 Stelle dicendo che non si può colpevolizzare una vittima; anche l’ex Presidente del consiglio Giuseppe Conte, dopo aver atteso molte ore, si è espresso: «Comprendo le preoccupazioni e l'angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati […] alla presunta vittima, la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che stanno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza».


A difendere Ciro dall’accusa di stupro si è aggiunta anche la moglie di Beppe Grillo, Parvin Tadjik, attraverso botta e risposta a suon di post con Maria Elena Boschi, : «C'è un video che testimonia l'innocenza dei ragazzi, dove si vede che lei è consenziente, la data della denuncia è solo un particolare», a cui la Boschi risponde: «Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme […] Il video di Beppe Grillo è scandaloso. Non sta a me stabilire chi ha torto e chi ha ragione, per quello ci sono i magistrati. Ma che Beppe Grillo usi il suo potere mediatico e politico per assolvere il figlio è vergognoso».


Oltre ai commenti degli esponenti dei diversi partiti, non sono mancati quelli dei personaggi dello spettacolo come il frontman dei Maneskin, Damiano, che ha esordito sui social con questa dichiarazione: «Non sono io il pubblico ministero, e non sta a me giudicare l'innocenza o la colpevolezza, quello lo farà chi di dovere. Io voglio soltanto parlare alle persone che avvalorano la tesi secondo la quale se uno stupro viene denunciato dopo otto giorni allora non era stupro. Non è così. Ci sono persone, soprattutto donne che si rendono conto molto tempo dopo e trovano il coraggio di denunciare molto tempo dopo. Perché siamo abituati a pensare che molte cose siano legittime quando in realtà non lo sono e perché c'è un problema proprio di fondo e di educazione. Quindi vi prego di informarvi e di astenervi da dichiarazioni tanto disumane.»


Sara Rangoni 5L

Claudia Moretti 5L

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