Il giorno x in orario extra scolastico si é tenuta e, faticosamente sostenuta, la discussione attorno alla stipula di un certo questionario, all'alto uopo di risvegliare le coscienze di docenti ingiusti, chiaramente affinché continga la rettissima condotta della diligente imparzialità, e dell'attinente -al sommo sillabus- valutazione.
E già di qui, obiezioni per far guerra.
Toccato il senso primo del moto coercitivo tutto, andammo verso, e perciò, attorno alla questione del come il dato questionario dovesse di poi essere svolto, e di poi perciò la sua eventuale obbligatorietà, e di poi perciò il diritto con il quale sottoporlo.
Noi della volenterosa squadra, quei pochi, alzammo tra di noi dubbi e risposte, e protagonismi e soluzioni.
Perdonerete l'ipossico sunto, ma ci convien cosí, di saltar fino alla siffatta tesi;
chiaramente dobbiamo sottoporlo a tutti e deve essere obbligatorio, e tutti ma proprio tutti devono poter vedere i risultati di ambedue le parti dell'elaborato progetto.
Un questionario é da sottoporsi agli alunni, anonimamente, e riguarda propriamente una valutazione sul quanto sia decente quel certo docente, onde evitare che l'empio bastardo si vendichi sull'agnellino, pel ribaltamento di un attimo del rapporto costituito.
Un altro é per il docente stesso, che vedrà le sue debolezze nello specchio autovalutativo e vedrà cosí chi é, e vedrà ora dove e cosa e con chi, sbaglia; e sarà grato dell'obbligatorietà, e sarà lieto- quel magister che rende necessario l'inizio dell'iniziativa- di far carta lucida sul dipinto dei pargoletti, cosí da veder quant'é più bravo; o magari, no.
Fatto sta che l'occhio dello spettatore farà lo sporco e inevitabile lavorio suo, e lo farà ancora e ancora, sino alla reiterazione dello stessissimo gioco; e proprio là vedremo quanto colui che non si guardava allo specchio incontrerà i cominciamenti della pia appercezione.
Daniele Porchetti, 5I
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