Drammatico episodio della resistenza di Roma all’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale.
Il 24 marzo 1944 i tedeschi, guidati da H.Kappler, ufficiale delle SS, comandante della polizia tedesca a Roma, trasportarono alle fosse ardeatine – una cava di tufo situata tra le catacombe di Domitilla e di s. Callisto sulla via Ardeatina – 335 fra detenuti politici (civili e militari), ebrei o semplici sospetti (scelti assieme al questore fascista P. Caruso) e li trucidarono.
Il massacro avvenne a 23 ore dall’attentato di via Rasella e fu reso noto solo a esecuzione avvenuta.
Qualche giorno dopo il massacro, che riguardò un numero di vittime maggiore rispetto a quello che l’ordine originario aveva prescritto, fecero saltare con la dinamite le volte della galleria, per ostruire l’accesso alla cava.
Nel 1947 Kappler, che era stato arrestato dagli inglesi, fu processato e condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano.
Rinchiuso nel carcere di Gaeta, nel 1976 fu trasferito all’ospedale militare del Celio per motivi di salute.
Da qui però evase, con l’aiuto della moglie, il 15 Agosto 1977, provocando un enorme scandalo e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa V. Lattanzio.
Fu processato per l’eccidio nel 1996, ma il tribunale militare giudicò il reato estinto, suscitando le proteste dei familiari delle vittime e sdegno nell’opinione pubblica.
Dal 1949 un sacrario costruito sul luogo dell’eccidio, meta di continui pellegrinaggi, ne custodisce la memoria.
Pietro Ferrari, 5I
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