Nel canto V dell'Orlando Furioso, Ariosto scrive che ogni uomo che si macchia di una violenza su una donna è come uno "spirto de l'inferno": tale è stato, per Giulia Cecchettin, l'ex fidanzato Filippo Turetta che l'ha uccisa barbaramente e abbandonata in un bosco, irto di rovi. Giulia è stata la 105esima donna vittima di omicidio dall'inizio dell'anno. Il femminicidio è un gesto turpe, vigliacco, l'apice di un iceberg di violenza che coinvolge migliaia di donne ogni giorno.
A volte si tende a banalizzare o giustificare questi eventi con lo scatenarsi nell'assassino di un raptus, come se la violenza uscisse per la prima volta da una mente che non aveva mai dato segnali patologici e che improvvisamente commette il crimine.
Purtroppo le motivazioni di questi atti vanno ricercate altrove, affondano le radici in un epocale cambiamento che sta avvenendo nella società, sin dal secolo scorso: il '900 è stato il secolo delle "conquiste femminili", dei progressivi passi verso un'affermazione paritaria. Oggi le donne possono competere con l'uomo nel lavoro, nella cultura, nell'affermazione personale, nella libertà. Tuttavia, c'è qualcosa che non va, anzi, che non va giù: questa "rivoluzione delle donne" ha rotto il "patto" secolare tra i generi, fondato sul presupposto della subalternità della donna, che si è invece trasformata da succube a comprimaria. Purtroppo, a ogni Rivoluzione corrisponde una Reazione: le idee, gli interessi, colpiti dal cambiamento, si organizzano, si ribellano e si vendicano: molti uomini non accettano il cambiamento di status, il volare alto delle loro compagne e quindi, per riprendersi il potere, le annientano fisicamente e/o psicologicamente. La violenza può prendere svariate forme: le percosse, i maltrattamenti domestici, a cui seguono la coercizione ad atti sessuali, i tentativi di strangolamento e soffocamento, lo sfregio con l'acido...
La violenza si può manifestare su molti fronti, sottoforma di molestie sul lavoro, comportamenti persecutori, stalking, umiliazioni, revenge porn... il culmine è chiaramente il femminicidio, quello di Giulia, Concetta, Annalisa... un dramma che non conosce limiti geografici, barriere sociali o differenze di età: la vittima più anziana di quest'anno aveva 95 anni, la più giovane solo 13.
Questo non è amore, l'amore non è violenza. Filippo, l'ex di Giulia, ha dichiarato: "ho ucciso la mia ragazza" nonostante i due non stessero più insieme, come se egli avesse dentro di sé un'idea di possesso che non può rientrare nel concetto di "amore".
Una situazione così grave, ovvero il numero così elevato di femminicidi in Italia, necessita di un intervento immediato. In Parlamento si susseguono proposte per un rafforzamento della Legge del "Codice Rosso" del 2019. Tuttavia, le disposizioni legali possono risultare inefficaci se nella società mancano l'educazione e le denunce.
Un antidoto alla violenza è la formazione e l'educazione dei ragazzi all'affettività, allo scambio interpersonale, alla libertà, che mini alle basi il concetto di violenza.
Il numero di denunce è estremamente basso a causa della paura di avere ritorsioni o perché la donna spesso si illude che la violenza sia passeggera e che l'uomo tornerà a essere "quello di prima". Un recente fatto di cronaca milanese vede Francesco picchiato perché aveva difeso una ragazza, vittima di manipolazione da parte del suo fidanzato: quest'ultimo le aveva appena sferrato un pugno, ma nonostante ciò, lei continuava a rifiutare l'aiuto di Francesco. Ciò significa che il ragazzo era riuscito a infondere così tanto terrore nella mente della ragazza, che ormai lei riteneva giusto ricevere pugni o schiaffi: se li meritava.
Una relazione che prevede questo tipo di sottomissione della donna è chiaramente tossica. Il rispetto reciproco, la condivisione, lo scambio di pensieri che si trovano in una relazione sana, qui non esistono, così come la sensazione di libertà, sostituita invece da quella di costante soffocamento e oppressione.
"Innamorarsi" in inglese si traduce con "to fall in love" e infatti è come "cadere" dal cielo. Tutte le preoccupazioni, le ansie, i dolori, in compagnia del partner spariscono. Si viene pervasi da quel senso di leggerezza che solo l'amore può dare. Come dice il padre di Giulia: "l'amore non è violenza", l'amore non è possesso, l'amore non è odio, non è rancore o invidia. L'amore deve completare, colmare i vuoti che possono essersi formati nelle anime delle persone, l'amore è desiderio di pura felicità, per l'altro e per se stessi".
Francesca Cristofori 4A
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