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Immagine del redattoreRICCARDO TOMASSOLI

Il multipolarismo della politica italiana

Giorgia Meloni dichiara di non aver mai promesso il taglio delle accise nonostante fosse scritto nel programma elettorale di Fratelli d’Italia


“Io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina, banalmente, perché sapevo la situazione di fronte alla quale mi sarei trovata. Dopodiché, sono fortemente speranzosa della possibilità che, prima o poi, riusciremo a fare un taglio strutturale, non temporaneo, delle accise, ma questo necessita di una situazione diversa di quella che stiamo affrontando e soprattutto necessità di rimettere in moto la crescita economica di questa nazione; perché, per fare alcune cose, servono le risorse, per trovare quelle risorse serve che si torni a produrre maggiore ricchezza, maggiore lavoro, ed è quello su cui noi stiamo lavorando.”


Con questo discorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si difende con un video sui social. Tuttavia, proprio nel programma elettorale di Fratelli d’Italia portato alle elezioni del 25 Settembre il taglio delle accise era presente nel punto 17 “Energia pulita, sicura e a costi sostenibili.”



Citando testualmente una parte del programma del partito nel punto 17: “Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise.”


Questo caso, apre un concetto più ampio; ovvero come la politica italiana sia incoerente con se stessa a distanza di pochi mesi e, come i programmi elettorali di partiti politici, presentati al momento delle elezioni, siano di fatto inutili e si ricoprano, grazie a tante belle parole, di promesse iperboliche tipiche di un romanzo fantastico.


Si parla moltissimo del diritto-dovere di votare alle elezioni, raccomandando alla popolazione un “voto consapevole”; ma la scelta quali criteri dovrebbe seguire? Secondo alcune ricerche internazionali, l’Italia è il Paese d’Europa con il più basso tasso di attualizzazione di programmi elettorali. Negli ultimi 20 anni in media solo il 45% dei provvedimenti che erano stati garantiti prima delle elezioni sono poi stai realizzati. Nel Regno unito invece essa supera il 90%, in Portogallo il 78% e in Spagna il 75%.

Da questo, sorge un problema non indifferente: quando mettiamo la famigerata X sul simbolo di un partito per chi stiamo votando? Un simbolo? Uno slogan? Un volto? Un programma elettorale?


Per quale motivo il dovere è sempre e solo del cittadino, quando invece la classe dirigente non ha alcun obbligo di rispettare ciò che promette? Date voi la risposta, visto che nessuno ve la fornirà.


Riccardo Tomassoli 5°I

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