Il nuovo anno è iniziato con lo spettro di una crisi energetica dalle proporzioni inimmaginabili. Mentre le conseguenze sull'economia sono ormai ben visibili, la politica non sembra all’altezza di trovare soluzioni valide e durature e, all’orizzonte, si intravede il rischio di tensioni sociali.
La crisi energetica esplosa in queste ultime settimane rappresenta in realtà solo la naturale conseguenza di una serie di politiche inefficaci di avvio alla transizione ecologica, tanto evocata negli ultimi tempi, ma ancora lontana dall’essere realizzata. La guerra tra Russia e Ucraina ha tra l’altro accelerato un processo sfavorevole che oggi colpisce particolarmente l’Europa, in cui l’approvvigionamento energetico delle sue Nazioni dipende prevalentemente da altri Stati esterni alla UE. In particolare, il gas naturale prodotto ed esportato dalla Russia rappresenta una fonte energetica essenziale a cui l’Europa attinge per circa il 40 per cento del fabbisogno. Occorre ricordare anche che nel 2021 circa il 21% del gas russo arrivato in Europa è transitato attraverso l’Ucraina, pertanto appare evidente come l’interruzione totale di questo corridoio possa rappresentare un grande problema per la maggior parte dei paesi dell’Unione, Italia compresa. La situazione risulta ulteriormente aggravata dalle sanzioni economiche che i paesi occidentali stanno applicando alla Russia dopo l’invasione e dal fatto che trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico non sarà così semplice. Tutto ciò ha determinato un inevitabile aumento del prezzo del gas e del petrolio che si ripercuote, per i cittadini, sulle bollette. Il governo italiano, in queste ultime settimane, si sta muovendo (ma con calma e comunque sempre troppo tardi) per trovare altri fornitori di gas e petrolio e cercare di ridimensionare i prezzi, ma questa operazione non potrà garantire nel breve periodo delle soluzioni quantitativamente accettabili e la lentezza nel passaggio alle energie rinnovabili sta compromettendo quella che doveva essere la ripresa economica dopo la pandemia. Anzi, sembra quasi che, nel tentativo di fronteggiare la crisi energetica in atto, l’Italia stia puntando ancora di più sul fossile, come se di questi tempi, attingere alle fonti più inquinanti sia l’unica soluzione a disposizione. «In 24-30 mesi – ha fieramente annunciato il ministro Cingolani – saremo indipendenti dal gas della Russia». Probabilmente aumenteremo la produzione nostrana di gas e passeremo dall’essere dipendenti dalla Russia all’essere dipendenti da altre nazioni come l’Algeria, la Libia, il Qatar, … insomma, tutte famose per la loro stabilità geopolitica. Per quanto riguarda poi la possibilità che vengano riaperte le centrali a carbone, il ministro rassicura che al massimo «si potrebbero mandare a pieno regime quelle ancora in funzione di Brindisi e Civitavecchia». Sulle rinnovabili, invece, nessuna parola. Al contrario la Germania, che persino più di noi deve riorganizzazione i propri approvvigionamenti energetici a causa di un’eccessiva dipendenza dal gas russo, ha scelto un’altra strategia e cioè quella di accelerare e potenziare gli investimenti sulle rinnovabili. Il governo tedesco ha deciso di puntare su progetti di energia eolica e solare, considerando che non molto tempo prima aveva già pianificato una rapida uscita dal nucleare. Riguardo all’aumento ingiustificato dei prezzi in Italia il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha parlato di "colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini", e la Procura di Roma, pochi giorni dopo, ha aperto un fascicolo di indagine. "L'indagine è volta a verificare le ragioni di tale aumento ed individuare eventuali responsabili" fanno sapere dalla Procura, ma i rincari non si arrestano. "I prezzi del gasolio sono fuori controllo" sostiene il presidente di Conftrasporto Paolo Uggé. Salgono anche i prezzi del Gpl e del metano. Questo si ripercuoterà su tutta la filiera produttiva, sui trasporti e frenerà la crescita economica nel nostro paese.
Se non verrà fermata la spirale speculativa in cui pochi si stanno arricchendo e non si porrà un tetto ai listini dei carburanti, la situazione diventerà insostenibile e devastante per famiglie e imprese. Auspicando una rapida conclusione della guerra, soprattutto per questioni umanitarie, si spera che dopo i prolungati “lockdown” dovuti al Covid, non arrivino altrettanti prolungati “blackout” di luce e gas.
Riccardo Tomassoli 4°I
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