Zèfia era una bambina che odiava la scuola e ogni mattina, quando percorreva la strada che la portava a quell’edificio che lei tanto temeva e odiava, pensava: “Quanto mi piacerebbe esser Vento, lui non deve mica andare a scuola!”. Ogni giorno con questo desiderio fisso camminava a malincuore su quel percorso che lei conosceva a memoria.
Un giorno però soffiava un insolito vento gelido che penetrava fino alle ossa. Zèfia come tutte le mattine, stava andando a scuola con la testa china contro il vento che le gonfiava e aggrovigliava i capelli, quando ad un certo punto il vento sembrò chiuderle la strada e, in un batter d’occhio, si ritrovò accerchiata da un muro di aria. E fu così che divenne parte di quel che la circondava; Zèfia disorientata e sconvolta da quello che le era successo, esclamò: “Finalmente il mio desiderio di diventare vento si è avverato!”. Purtroppo per lei era proprio così. Si dice che “gli dei avverano i nostri desideri per punirci” infatti non ci volle troppo tempo che Zèfia si rendesse conto di quale punizione fosse essere rinchiusi in quella forma. Per prima cosa non poteva più abbracciare la sua mamma siccome ogni volta che provava ad avvicinarsi a lei, la mamma si copriva con il suo scialle e continuava dritta per la sua strada; poi non poteva più giocare con i suoi amici perché le loro madri non li facevano uscire se c’era troppo vento! Fu così che Zèfia si ritrovò sola a vagare per il mondo senza meta, maledicendo quello stupido desiderio infantile di diventare vento, solo per saltare la scuola.
Gabriele Perelli, 4I
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