«Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze»
Obiettivo 5 dell’Agenda 2030
«Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine sia nella sfera privata che in quella pubblica»
Target 5.2 dell’Agenda 2030
La violenza sulle donne è forse uno dei problemi più grandi della nostra società, al quale bisogna assolutamente trovare una soluzione. Questo fenomeno comprende molti aspetti come la sottomissione, il controllo, le relazioni tossiche, l’indifferenza delle istituzioni ma anche delle persone in generale. Il possesso emerge come uno dei fattori chiave. Le donne in questi casi vengono considerate dagli uomini come una proprietà da dominare e sono oggetto di atteggiamenti possessivi. Il controllo può manifestarsi in varie forme, come la manipolazione psicologica che contribuisce a un ambiente relazionale distruttivo. Questa mentalità arcaica porta a relazioni tossiche e disfunzionali: molte donne che si trovano in questo tipo di rapporti spesso non se ne rendono conto e giustificano i comportamenti; la violenza diventa un circolo vizioso e viene accettata. Le violenze subite non sono solo fisiche ma anche verbali e psicologiche, sminuiscono la donna e la portano a pensare di essere il problema. Ultimamente si è molto parlato di patriarcato, un sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere e l’autorità. Come detto dalla sorella di Giulia Cecchettin, una delle ultime vittime del caso che ha suscitato molto interesse mediatico, anche io ritengo che la radice della violenza sulle donne risieda proprio nel patriarcato, il quale tramanda l’idea che le donne siano inferiori e oggetti da possedere e controllare, contribuendo ad una cultura di violenza e discriminazione. Uno dei fattori per il quale queste violenze sono sempre più frequenti è l’indifferenza di istituzioni come la polizia, che tende a minimizzare. Le vittime che denunciano abusi possono essere così ulteriormente vittime, non vedendo gestiti i loro segnali di allarme. Questa indifferenza aggrava il trauma subito dalle donne e ostacola il processo di guarigione e la giustizia. La risposta delle istituzioni è fondamentale per contrastare questo fenomeno: la polizia ha la responsabilità di garantire che le vittime si sentano ascoltate e protette. Purtroppo spesso non è così e seguendo questa scia sempre meno donne se la sentono di denunciare e con la mancanza di denunce sempre più uomini rimangono liberi di praticare violenze senza essere puniti.
Sempre più donne vengono ogni giorno molestate per strada, seguite mentre vanno a scuola, a lavoro, portano a passeggio il cane, ricevono fischi di apprezzamento non richiesti; tutto ciò può sembrare meno grave di una violenza fisica, ma non lo è. Tutto ciò che fa sentire una donna impaurita se cammina per strada da sola, se prende la metropolitana o l’autobus in orari serali, se si trova in un luogo con poca gente è violenza, non fisica ma psicologica. Una donna vive con la paura che un uomo, mentre è sola ad aspettare l’autobus, si senta padrone di avvicinarsi e tormentarla, toccarla nonostante lei rifiuti categoricamente ogni tipo di avance. Non tutti gli uomini sono così, non tutti sono cattivi ma la frase “non siamo tutti cosi” non risolve nulla. È vero non tutti gli uomini sono così, ma tutte le donne sono state molestate almeno un volta nella loro vita, almeno una volta le sono stati fatti complimenti o fischi non richiesti in strada e almeno un volta si sono sentite impaurite a camminare da sole. La responsabilità collettiva svolge un ruolo vitale nel contrastare la violenza sulle donne. La società nel suo complesso deve rifiutare le norme culturali che giustificano o ignorano la violenza di genere. La sensibilizzazione e l’educazione sono essenziali per cambiare atteggiamenti e comportamenti. Ora mi rivolgo a voi donne e ragazze che avete subito o subite violenze: trovate il coraggio di parlare, di denunciare, fatelo per voi ma soprattutto per tutte quelle donne che non ci sono riuscite o che sono state addirittura uccise prima di riuscire a farlo. Fatelo per le vostre future figlie, per le vostre amiche, madri, zie, cugine e sconosciute, fatelo per tutte coloro a cui serve o servirà aiuto. E mi rivolgo anche a tutti coloro che ogni giorno assistono a scene o comportamenti di violenza: rimanere in silenzio non è mai la cosa giusta da fare, siate empatici, aiutate se vedete un donna in difficoltà, non siate indifferenti davanti a comportamenti del genere. L’indifferenza e la disuguaglianza di genere alimentano la perpetuazione della violenza. Combattere questi problemi richiede un impegno costante da parte di tutti per creare una società in cui le donne siano trattate con rispetto e dignità.
Martina Ciolli 2H
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