Mentre si parlava di amore, un caro amico citó Hegel senza nemmeno accorgersene, dicendo a modo suo che "l'amore é quando i due diventano uno", e io, interdetto e un po' in difficoltà nel dare la mia definizione, partii dalla sua: il suo "quando" mi incuriosì particolarmente e, prima del come mi concentrerei sul quando esiste l'amore.
Del futuro:
chi vuol esser lieto sia: del doman non v'é certezza; come ci dice Lorenzo il Magnifico, il futuro riguarda una dimensione di prospettiva e speranza. Con la prospettiva credo sia giusto fare a cazzotti perché, per quanto sia inconsistente e aereiforme, definisce almeno in parte la dimensione umana; d'altronde anche Arnold Gehelen ci dà un'immagine dell'uomo come animale che ha poi imparato la prospettiva del futuro, ma credo fosse un po' fuori strada, perché pur considerando l'azione come indeterminabile - in quanto la determinazione atto statico - é ciò che renderebbe possibile una dualità come quella kantiana (cosa in sé-sua rappresentazione) o platonica (iperuranio-mondo atomico) -tutte operazioni molto dinamiche-, perciò ha un'idea unitaria di uomo, imprescindibile dalla sua mente o dalla sua mano o dalla società in cui vive; e per quanto sia interessante questa teoria, mi sento più kantiano e non mi sentirei affatto di trovare nel futuro la dimensione dell'uomo ma piuttosto nell'indeterminazione - (cioé ovviamente determinazione) non completa ma aperta all'ignoto- quasi al di fuori del tempo, della sua attività, che si troverebbe perciò nel presente. Mi definisco quindi in parte d'accordo, per farla breve, e non tediare il lettore con le mie argomentazioni sul cangiamento, che rasenterebbero l'ovvio.
E concludo la considerazione sul futuro, kantianamente dicendo, che il futuro é semplicemente non sperimentabile.
Passato: il passato é anch'esso non sperimentabile e tutto ciò che appartiene al passato rimane là, quindi non esiste, esiste solo la memoria, l'immaginazione, la possibilità di "rivivere" meno intensamente immagini, suoni e emozioni e, soprattutto, dare più senso a quelle del momento presente, avendo la presunzione di averle vissute nel passato in forma affine (mai uguale). L'indefinibilità del momento é assai problematica, ci lascia nello studio del quando in una sorta di limbo in guisa quasi mistica quanto relativa.
Perciò l'amore che credo di aver provato esiste solo "ora" (momento presente).
Presente: rimane solo il presente, rimane solo il momento, ecco quand'é l'amore, é in questo momento, l'amore vive perciò un'intermittenza davvero sconcertante, e guai a me se dicessi alla mia amata che la amo a singhiozzo, per il momento le dirò solo "ti amo", senza concentrarmi troppo sul quando, e totalmente inerme di fronte alla definizione del come.
Daniele Porchetti. 4I
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