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Daniele Porchetti

Prospettiva: Sulla solitudine e l'Infinità

Aggiornamento: 16 dic 2022

Cerco di fare schemi e semplificarmi la vita per trattare di un tema così ampio e complesso. Parto dalle 12 categorie :


quantità dei giudizi: universali, particolari, singolari


qualità: affermativi, negativi, infiniti


relazione: categorici, ipotetici, disgiuntivi


modalità: problematici, assertori, apodittici


La solitudine non può mai appartenere a più di una categoria per gruppo per via di contraddictio in adiectio, ma indubbiamente vive tutte queste categorie in diversi momenti nell'analisi di essa.


Le implicazioni di questa categorizzazione rasentano l'ovvio, il loro svolgimento meno.


Si ha la massima comodità nella prospettiva da cui guardare la solitudine. Decido di guardarla in faccia.


Questa storia che siamo animali sociali è una bella fregatura, l'innestarsi di meccanismi psicologici nocivi per combattere la solitudine sono sintomo di quanto ci spaventi e io non credo solo per paura di guardarsi ma anche per quella questione dell'autodeterminazione, se non mi dici tu chi sono, io che cazzo ne so.


Ed ecco come ci affacciamo alla solitudine, guardandola come si guarda un nemico ,che c'è sempre e alle volte si fa più forte. Non basta perciò fare pace con se stessi per stare da soli, bisogna, per accettare e non tollerare la solitudine rendere sempre più piccola/grande la propria sfera emotiva fino portarla ai limiti del nostro corpo, bisogna tenere il mondo fuori, non andare fuori dal mondo, in poche parole essere la solitudine, o dio è uguale, e io non credo che sarei in grado di farlo.

È indispensabile la solitudine.


Ci è indispensabile un cosi feroce nemico?


- Parlando di indispensabilità mi entra in gioco l'utile, altrimenti avrei parlato di inevitabilità -


È resa indispensabile da ciò che offre, ovvero possibilità, di cui abbiamo disperato bisogno.


"I due momenti" affermativo (riguardante me) e negativo (riguardante gli altri) della solitudine, dipendono senza ombra di dubbio dal contesto e soprattutto dalle vie dello sviluppo della psiche in età infantile.


Ma non potendo i due momenti coesistere, non sono due, si tratta di uno solo: l'infinità, tralasciando la singolarità che va delineandosi apoditticamente per quanto detto sopra.



PS: È una valutazione spaventosamente grossolana, me ne rendo conto.

Daniele Porchetti, 4I




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