Mi trovo in difficoltà nel portare avanti discorsi sulla morale, e non essendo capace di un analisi del livello di Nietzsche, mi limiterò solo ad alcune considerazioni.
Partiamo col considerare due parti dell'uomo, l'individualità e la coscienza della specie (senza soffermarci nell'influenza che hanno nella donna rispetto che nell'uomo, che è molto più capace di noi a intendere la relazione) .
Questa duplice realtà viene da sé che è estremamente conflittuale - che quindi trasborda fuori dal principio di non contraddizione pur venendo comunque regolata dalla razionalità: inciso sulla razionalità, che è fondamentalmente una serie di regole di logica dell'uomo per vivere in società e che funziona fino a un certo punto, se prendo in mano una bottiglia nessuno si allarmerà pensando che la userò come un arma impropria; la razionalità mi dice che è una bottiglia e NON ALTRO, ma un pazzo o un bambino vedono gli oggetti per quello che sono, dato il loro essere extrarazionali- , in quanto i bisogni dell'individuo devono rimanere quasi nascosti alla società. Le due spinte primarie sono di eros come amore da parte del soggetto e possibilità di conservazione della specie , e aggressività per difendere la prole; "Istinti" di sesso e violenza - determinanti per soggetto e specie - prima dei quali e dopo i quali non si è uomo, dopo di essi viene a mancare una parte di identità che fa crollare l'essere funzionale alla specie - senso che risulta sempre più problematico da dare alla propria vita, come presagì Kant (che ci dice come l'uomo non voglia essere un mezzo) -. E da qui il solipsismo, il sovvertire i valori, per la promessa del cristianesimo arrivata direttamente dall'alto dei cieli, il colpo di genio dell'immortalità. Il modello cristiano è morto in croce nel modo più penoso e plateale possibile e si conclude con la congiunzione con dio - si ricorda il substine e abstine dei greci riguardo al dolore dove quest'ultimo non ha un senso, e il Socrate che decide di prendere la cicuta potendo scappare, perché aveva compiuto il suo ruolo per la società- delineando la struttura cristiana di noi occidentali dove il passato è peccato, il presente redenzione e il futuro salvezza.
L'estrema soggettivizzazione del cristianesimo è parte di quel complesso che produce l'impossibilità di un altruismo di principio, perché la salvezza è della mia anima, dolore e altruismo sono mezzi di redenzione e di una futura salvezza e non volendo dare tutta la colpa dell'estrema cecità dell'io al cristianesimo, gliene attribuisco solo molta.
Viene da qui spontaneo chiedersi come un processo di sempre maggiore soggettività porti un'unità nella morale di gregge e io, per rispondere, mi persuado del fatto che la natura vince sempre - in quanto quella cosa immutabile che nessun uomo è nessun dio fece - perché i bisogni della specie alla fine prevalgono in uno zoo politicós. Perciò se logicamente la tendenza alla comunità è innata in noi il problema non può essere che la morale si diriga verso una sempre maggiore omologazione ma piuttosto che sia sbagliata la morale che regna ora, in quando fondata fuori dalla misura, e la misura di tutte le cose è la morte - pur rimanendo il fatto che la sola logica non è capace di spiegare la realtà -.
Spero di essere stato chiaro in questa breve facciata sulla morale di oggi.
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