Quel pomeriggio avevo bevuto un Negroni, mangiato burro d'arachidi e fumato erba. Non mangiavo dal pranzo consumato a lavoro varie ore prima, un po' insoddisfatto di non aver colto profondamente il senso della condizione del proletario durante la mattinata lavorativa. Cognizione che tanto agogno di conoscere, almeno per poter mettere dei volti nei libri di quei rivoluzionari.
Ed eccomi lì a discutere con mio cugino di libertà e amore, di ciò che favorisce la possibilità di certe introspezioni. Parlavo, con mio rammarico, con una persona fondamentalmente annichilita dalla vita, in parole più dirette, da sé, che in qualche modo mi vedeva nitidamente, aveva una salda presenza in funzione di me, e chiedeva aiuto mettendolo tra parentesi a ogni passo che leggeva da quel suo sé. É una vera fortuna poter portare a fare una passeggiata quanto di più cupo e sudicio dorme in un angolo, l'angolo di una stanza che tutti vedono ovale e che, magari, é di per sé del tutto amorfa, senza dover mettere nello sfondo insipide proiezioni prodotte da malsane aspirazioni dissimulative. Parlandoci chiaro, queste rasentano la schizofrenia, dall'aspetto simile a quella mendicante che vedo ogni mattina, poco attenta nel passeggiar tranquilla un attimo prima di iniziare il suo teatro e scavare guance con lacrime e menzogna. É stato un buon pomeriggio.
Daniele Porchetti 5i
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