Se io dico "ogni corpo subisce cangiamento" ho una conoscenza a priori di natura empirica basata su necessità e universalità -concetto sintetico a priori- , ma se dico "ogni corpo occupa spazio" ho una conoscenza a priori PURA dice Kant - analitica (il predicato sta nel soggetto)- , che però ho ottenuto togliendo tutto quanto di empirico c'era nell'oggetto fino a che é rimasto solo lo spazio che occupava, perciò mi viene quasi da dire coraggiosamente non é puro ma "a priori su base empirica" .Il concetto a priori , perciò trascendente, si occupa di possibilità che non dipendono in nessun modo dall'esperienza sensibile. Il sapere su cui si basa il concetto a priori é di prima analitico (e poi può essere trasformato in sintetico aggiungendo un predicato che sta al di fuori del soggetto , ma legato ad esso tramite l'intuizione), e rispettando i rigorosi canoni di universalità e necessità (come esplicato di sopra) nasce il giudizio a priori che non si conosce fino a che non é finito. Alla fine del procedimento lo si conosce e continua a non dipendere dall' esperienza sensibile, diventando un sapere dipendente dall'"esperienza" , perciò é dialetticamente necessario suddividere l'esperienza in esperienza sensibile (sapere che nasce con quanto é di empirico, e può morire come tale e rinascere come concetto puro) e esperienza intellettuale (memoria). Se mettiamo le cose così é più giusto affermare che "ogni conoscenza deriva dall'esperienza "e che "i concetti a priori non dipendono dall'esperienza".
Mi riservo di dire che questa necessità di dicotomizzazione dell'esperienza deriva probabilmente dalla mia scarsa comprensione del sistema kantiano sino ad ora, in seguito cercherò di risolvere la cosa.
Daniele Porchetti, 4I
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