Oggi per parlare del teatro in epoca Covid abbiamo intervistato Gabriele Mazzucco, Direttore Artistico dei teatri del Barnum, associazione e compagnia di teatranti che svolge attività di formazione e di intrattenimento su vari livelli.
D: Potresti presentarti ai nostri lettori?
GM: Sono Gabriele Mazzucco, autore e regista teatrale per la compagnia del Barnum, Direttore artistico dei teatri del Barnum e insegnante di recitazione e scrittura teatrale.
D: Il motivo originale per l’intervista era la riapertura dei teatri che ci sarebbe dovuta essere il 27 marzo, giornata nazionale del teatro, ma poi siamo entrati in zona rossa... Solo che si potrebbe dire che come idea di apertura sia stata un po’ tardiva.
GM: Diciamo che i teatri per quelli che sono stati tutti quanti i protocolli messi in atto durante il periodo delle riaperture, si sono dimostrati dei luoghi abbastanza sicuri: noi, da quello che sappiamo, non ci sono dati ufficiali su eventuali contagi in ambito teatrale. C’è stato uno studio fatto dall’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, NdR), in cui si dice ci sia stato un solo contagio durante il periodo delle riaperture in tutti i teatri italiani, quindi parliamo veramente di un numero limitato quindi non so se questa nuova riapertura è tardiva, di sicuro non vedo e non capisco perché noi siamo il primo comparto, il primo ambiente, che viene chiuso quando c’è da sacrificare qualcosa, si parte sempre da cinema e teatri poi, a seguire le palestre, poi a seguire tutti gli altri, come se fossimo il superfluo, la cosa più superflua all’interno della società.
D: E invece sappiamo non essere così dato il grande esempio di cultura ed arte che è il teatro e tutti i registi, attori, scenografi, sceneggiatori, tecnici che fanno parte del comparto contribuiscono nel creare. Tu hai avuto comunque la possibilità di lavorare e di mantenere in attività il Barnum con corsi e con la vera e propria scuola del teatro. Com’è andata in questo periodo?
GM: Anche in questo caso le forme di prevenzione sono tante e vanno attuate, giustamente, per la sicurezza di tutte le persone che partecipano ai corsi e all'attività del Barnum. Lavoriamo in uno spazio gigantesco, quindi con una cubatura d’aria importante e con un numero ridotto di persone, quindi come se fossimo costantemente all’aperto, con un sistema di aerazione imponente e, comunque, c’è da stare attenti e noi stiamo attenti. Ad oggi non abbiamo avuto nessun contagio all’interno della struttura nonostante qualche allievo sia risultato positivo, però non ha mai contagiato nessun’altro dei presenti, grazie proprio a queste misure e alla dovute attenzioni: mascherine, distanziamento e tutto il resto. Siamo riusciti a non creare nessun tipo di problema per quanto riguarda l’aspetto del Covid, tanto più dell'influenza che quest’anno non è praticamente esistita. Non c’è stato nessun tipo di contagio ad oggi.
D: Proprio vedendo il vostro esempio a livello di associazione, pensi che altri teatri, sia a livello locale come Roma o anche a livello nazionale, avrebbero potuto seguire quello che siete stati e siete tutt’ora, imitandovi?
GM: In realtà per quanto riguarda il DPCM, quindi le chiusure, le associazioni culturali che fanno attività dentro la propria associazione culturale avevano le attività bloccate per legge e noi i nostri spazi dove facciamo le nostre attività come associazione culturale, li abbiamo dovuti chiudere, quindi per quanto riguarda quell’aspetto non c’è proprio possibilità di scelta. E' arrivata la legge e questa quindi ha tarpato le ali a molti; sempre lo stesso decreto ha permesso invece alle strutture che già in precedenza avevano l’agibilità come spettacolo dal vivo, sala concerti e cinema, di poter fare delle attività senza ricevere il pubblico dall’esterno quindi, delle attività che sono prettamente del “retro” dello spettacolo: la formazione e le prove. Per questo ci siamo appoggiati ad una struttura con questo tipo di agibilità che ci ha permesso di lavorare. Come noi, sono sicuro che altri teatri hanno continuato. Noi siamo stati allineati con la possibilità legale di poter continuare a lavorare, questo non è stato possibile ad esempio per il nostro Barnum alla Garbatella che è una associazione culturale ed è chiuso praticamente dal primo lockdown, dal 9 marzo.
D: Un anno praticamente.
GM: Si, è da più di un anno che è chiuso.
D: Voi, a livello territoriale, vi trovate come sedi e teatri a Garbatella e San Paolo, mentre la struttura a cui vi appoggiate in questo momento complicato è vicino al Peano. Quanto è importante la partecipazione del territorio e dei suoi abitanti in un momento come questo?
GM: Per quanto riguarda gli spazi dove da anni portiamo in scena spettacoli, abbiamo tante richieste da parte della gente del quartiere che ci chiede: “quando riaprite?”, “quando sarà possibile rivedervi?” C’è una grande volontà di riprendere le attività e non solo da parte di coloro che vogliono vedere gli spettacoli dal vivo, ma anche di coloro che hanno bloccato la partecipazione ai corsi per paura perché, poi. ognuno ha un livello molto soggettivo e personale del pericolo, quindi qualcuno aspetta momenti migliori per prendere parte ai corsi, qualcuno invece non vede l’ora di tornare in platea seduto su una poltrona a vedere qualche spettacolo, poi che sia il nostro in generale o di qualcun altro non è rilevante.
D: Beh certo.
GM: Il teatro è un settore in crisi da prima del Covid poi, diciamo che le persone appassionate hanno cercato di rimanere attaccati al teatro durante questo periodo e quando non è permesso per legge non possono, ma appena si ripotrà sono sicuro che la partecipazione territoriale sarà forte e costante.
D: Adesso dobbiamo aspettare il passaggio delle vacanze di Pasqua per la riapertura dei teatri, come l’affronterai in qualità di Direttore artistico?
GM: Noi siamo già pronti con tanti spettacoli e tante attività da far riprendere subito quindi, da quando ci daranno il via, la settimana dopo qualcosa in scena la riporteremo, sia teatro per i ragazzi sia gli spettacoli serali quindi, compatibilmente con quelli che saranno gli orari del coprifuoco, qualcosa la porteremo in scena tra i nostri spazi, quelli di colleghi, amici e altri teatri sempre su Roma. Nell’immediato noi ripartiremo con una programmazione costante a partire dalla prima settimana utile e, a seguire, porteremo in scena qualcosa.
D: Le strutture saranno tutte all’aperto?
GM: No, anche al chiuso per quanto riguarda questa prima parte di nuova stagione, che è il periodo che di solito è la fine della stagione per noi sarà un nuovo inizio quindi aprile, maggio e una parte di giugno se sarà possibile farlo al chiuso tenderemo al chiuso, invece da metà giugno a fine settembre noi organizziamo un festival all’aperto, il Rete Festival. Lì saremo noi gli organizzatori e faremo come è stato lo scorso anno, portando tutte le sere un tipo d’attività o nostra come compagnia o come organizzatori ospitando degli amici, colleghi, musicisti e teatranti: porteremo spettacoli tutti i giorni nel periodo estivo. Tutto quello che non abbiamo fatto durante la stagione cercheremo di farlo durante l’estate!
D: Hai detto che è stata già fatta lo scorso anno durante l’estate, come sono andati questi mesi “liberi”?
GM: Guarda è andato molto bene, perlomeno per quanto riguarda quello che abbiamo proposto noi, poi i posti erano limitati per via del distanziamento e delle norme anti contingentamento avevamo a disposizione 99 posti. Non parliamo di folle oceaniche però su questa base è andata molto bene, abbiamo avuto una costante partecipazione da parte del pubblico e, ripeto, tutte le sere. Fare teatro per tutte le sere è impegnativo proprio a livello di bacino di utenza, però nonostante questo abbiamo fatto 2500/3000 spettatori, che comunque sono numeri buoni. Purtroppo il teatro non è che prima del Covid avesse queste folle immense attaccate ai cancelli per entrare, però c’è stata tanta volontà di recuperare un periodo in cui era stato chiuso e il fatto di trovarci all’aperto ha fatto sentire le persone al sicuro e tranquille; e siamo anche riusciti a fare la rassegna con tanta gente nel rispetto di tutte quante le norme e nella massima sicurezza, non abbiamo avuto neanche un caso preoccupante.
D: Nel futuro ancora più lontano, quello in cui si spera avremo una immunità di gregge data dai vaccini e che ci consentirà di essere più liberi, il teatro come ne uscirà fuori? Si rafforzerà da questa esperienza e affronterà meglio questa crisi o no?
GM: Io penso che in momenti di grande cambiamento epocale come questo, ogni previsione lascia un po’ il tempo che trova, quando arrivano queste crisi qua [alla Covid NdR] quello che sarà dopo, non è immaginabile a chi le vive realmente. Adesso siamo in questa situazione, cosa succederà dopo? Sarà per il teatro un grosso ridimensionamento? Oppure un volano per ritornare a essere quello di un tempo? Questo non te lo so dire, sono abbastanza aperto ad affrontare entrambe le situazioni da teatrante e come teatrante so che sia che il teatro si ridimensioni ancora, sia che possa diventare il nuovo calcio in Italia, ci troverà pronti perché noi non facciamo teatro solo per le folle, per il successo o per la visibilità, facciamo teatro perché è il nostro lavoro, perché è una passione, perché è per molti, parlo anche per me, un grande amore e quindi sarà quel che sarà, se lo dovrò fare per cento persone o per dieci sicuramente lo continuerò a fare, e come me tanti altri, quindi il teatro di sicuro non morirà. Poi che tipo di sbocco avrà questo è impossibile in questo momento immaginarlo per tutti e secondo me, chi dice il contrario, fa l’astrologo, non ha nessun punto di riferimento reale, sono tutte previsioni che valgono poco: parlo con degli amici molto preoccupati, con altri super ottimisti, secondo me sulla bilancia ci sono entrambi perché sono tutte opzioni possibili.
D: Meglio allora avere il tuo spirito ed essere preparati ad affrontare qualsiasi cosa succeda. Un ringraziamento e un saluto, da parte mia e della Redazione del PeanoBar.
GM: Grazie a voi, è stato un piacere. Un saluto a tutti.
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