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Immagine del redattoreGiornalino Peano

Dopo i disastri di Chernobyl e di Fukushima si discute ancora di Nucleare


Nonostante gli appelli e le chiare risposte referendarie che rifiutano il nucleare come sistema di approvvigionamento energetico, alcuni esponenti politici, coloro che, insieme ai leader di tutto il mondo, dovrebbero occuparsi del futuro del nostro pianeta, prospettano l’eventualità di costruire nuove centrali



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La crisi energetica, la corsa al rialzo dei costi del gas e dell’elettricità sta interessando tutta l’Europa. Fino a ieri si discuteva principalmente di transizione ecologica verso fonti di energia pulita, oggi la questione è riuscire ad assicurare la fornitura ad aziende e famiglie puntando, se necessario, anche sul vecchio carbone che, nonostante sia estremamente inquinante, costa poco ed assicura una elevata quantità di energia. In ambito europeo la discussione, ultimamente, si è spostata persino sul nucleare. Attualmente la produzione di energia, che si ottiene con la fissione nucleare, si basa principalmente sull’uso dell’uranio e determina contestualmente la produzione di grandissime quantità di scorie che rimarranno altamente radioattive per centinaia di migliaia di anni. Una possibile alternativa alla fissione attuale è rappresentata dall’uso del Torio al posto dell’Uranio. Anche se la radiazione prodotta inizialmente resta estremamente elevata, la vita media delle scorie è molto più breve e permette di ritornare alla radioattività iniziale del Torio (quale era prima dell’uso) dopo un tempo di meno di mille anni invece di centinaia di migliaia, come nel caso dell’Uranio. Bella consolazione! In Italia, le centrali nucleari, peraltro mai utilizzate, sono state chiuse nel 1990 e, nel referendum del 2011, il 94% dei votanti disse no al ritorno al nucleare. E mentre la stessa Commissione Europea, sotto la guida francese, valuta il riconoscimento dell’energia nucleare e del gas naturale come fonti di energia rinnovabili, in Italia alcuni geni della politica, cavalcando l’onda del malcontento per il caro bollette, promuovono l’idea che il ritorno al nucleare possa rappresentare una valida soluzione per far fronte alla crisi energetica e prospettano il ricorso ad un nuovo referendum per promuovere la costruzione di nuove centrali. I disastri di Chernobyl e di Fukushima, neanche troppo lontani nel tempo, a quanto pare non ci hanno insegnato nulla. I sostenitori del nucleare, che però non vogliono sul loro territorio le scorie radioattive, ignorano probabilmente che occorrerebbero enormi stanziamenti di capitale per la costruzione ed il successivo smantellamento a fine vita delle centrali, nonché per la gestione e stoccaggio delle scorie. Per non parlare della vulnerabilità agli attacchi terroristici o cyber attacchi, eventualità che il governo americano ha dimostrato essere possibile. Molti paesi, come la Germania, stanno puntando sulla chiusura delle centrali nucleari e investono su fonti energetiche più sostenibili e pulite, come quella solare. In Italia, invece, dove mediamente ogni quattro anni, si verifica un episodio sismico di elevata entità, si discute di reattori. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, il nostro paese dovrebbe promuovere l’energia solare come fonte primaria e sostenere le nostre imprese che producono pannelli fotovoltaici (made in Italy al 100%), che si distinguono per l’elevata efficienza energetica e che possono competere con quelli prodotti dai colossi cinesi del fotovoltaico.

Infatti, è proprio la Cina il paese che ospita l'impianto fotovoltaico più grande del mondo, ma in base alla classifica dei paesi che hanno investito di più nell’energia solare, seguono gli Stati Uniti, l’India e la Germania. L’Italia, destinataria di ingenti risorse finanziarie da parte dell’Europa, risorse che accresceranno ulteriormente il debito pubblico, dovrà utilizzare una buona parte di esse per la transizione ecologica. E’ auspicabile che l’enorme debito che graverà sulle generazioni future non derivi dall’utilizzo di denaro pubblico per finanziare investimenti che danneggino l’ambiente e costituiscano una minaccia per la salute dei cittadini. Sono già state dimenticate le belle dichiarazioni di intenti della maggior parte dei paesi del mondo che lasciavano intravedere la possibilità di praticare un’economia più rispettosa del futuro delle nuove generazioni. Ma il Pil è più importante… alla faccia di Greta.


Riccardo Tomassoli 4°I






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