Marx trovò nei proletari il terreno fertile per sovvertire il sistema politico-economico atto a perseguire il sommo capitale. Spinto perciò in primissimo luogo dall'aspirazione ad un mondo comunista piú che dallo spirito che muove un liberatore verso gli oppressi.
La casta tra le più basse, che può solo abbassarsi col crescere del padrone borghese, viene quasi disprezzata da Marx, in quanto si pone nella disumana condizione dello schiavo, annullando così se stesso e le sue relazioni personali e sociali. Marx si mette così nella posizione al polo opposto dei tanto criticati borghesi, non despoti quanto il capitale che li governa e che governa perciò anche i proletari, utilizzando i proletari per l'abbattimento del despota e perciò di loro stessi in quanto proletari, dovendo necessariamente raccontargli che sono ricchi di possibilità perché peggio non potrebbe andare, disprezzandoli ora velatamente, così da non doverli più disprezzare se e solo se le sue mire reazionarie arrivassero a essere indiscutibilmente completate.
Carl Marx non si trova perciò al di sopra del sistema che vuole sovvertire ma ne é parte, la sua unica mirabile prospettiva é quella di riumanizzare il mondo, anche mentre dice che periodi siffatti della storia sono tramontati.
Rivoluzionario in un certo senso al pari di coloro che, usciti dalla culla feudale, hanno preso macchine e hanno buttato l'uomo per costituire la violenta borghesia.
Daniele Porchetti 5i
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