Scegliere, sbagliare, fregarsene e continuare a vivere
“L’EXUVIA è ciò rimane del corpo di alcuni insetti dopo aver sviluppato un cambiamento formale. Un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura, una specie di custodia trasparente che un tempo ospitava la vita e che ora se ne sta lì, immobile, simulacro di una fase ormai superata. Sulla copertina c’è un simbolo che rappresenta il passaggio da una condizione attuale (cerchio grande) ad una futura (cerchio piccolo) attraverso una serie di spirali (simbolo di morte e rinascita in gran parte delle culture). La mia EXUVIA è dunque un rito di passaggio in 14 brani, il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire dalla selva e far perdere le proprie tracce. Ho speso davvero tutte le mie energie per poter uscire dalla mia EXUVIA, ma di questo parlerò a tempo debito. Adesso preferisco farvi ascoltare la title track. L’album è già in pre-ordine e io sono già in fermento. Il viaggio è iniziato.”
Questo è ciò che ha scritto Caparezza circa due mesi fa sul nuovo album, “Exuvia”, in uscita il 7 maggio. Per coloro che hanno distrutto cuffiette ascoltando le sue canzoni, un po’ già se lo aspettano di trovarsi di fronte ad un’altra delle sue genialate: canzoni piene di citazioni e rimandi, melodie coinvolgenti e lui stesso riesce a trasmetterti esattamente ciò che vuole. Ascoltare Caparezza vuol dire farsi guidare in un viaggio dove la destinazione non è mai del tutto chiara, ma come in un gomitolo, i fili poi si sciolgono ed i nodi vanno via.
Sono passati quattro anni da l’ultimo album “Prisoner 709” e stavolta Caparezza tenta in qualcosa di nuovo o almeno, quasi sicuramente diverso dal solito. Questo nuovo album contiene 14 tracce e una cosa è senza dubbio: è stato pensato con cura, questo progetto è basato sulle sensazioni da lui provate, del tutto in linea con il titolo. Basti pensare anche solo ai featuring, tutti con cantanti da lui ammirati e portatori di una cultura, come per esempio Mishel Domenssain, una cantautrice messicana trovata per caso sul Web ma che lo colpito con la sua voce; oppure prendiamo in considerazione la prima canzone uscita “La scelta”: lui stesso ci ha dato maggiori informazioni sui social, ma già dal titolo (e sicuramente all’ascolto di questa canzone) è ben chiaro i temi che vuole trattare. Lui stesso, in varie interviste ha raccontato di come questo album, con dietro mesi di lavoro, è il suo modo per fare pace con il passato, con ciò che era e che adesso, dopo molti anni, non riconosce più. D’altronde, “Non serve nient’altro che fare una scelta” e come dargli torto! La vita stessa si basa sulle scelte e ancora una volta Caparezza dimostra la sua abilità nello scavare dentro l’animo umano per tirare fuori un insegnamento, un’esperienza che riguarda tutti e tutto questo sopra delle note musicali.
E sono contento della scelta che ho fatto Nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto Sì, sono contento, che bella scoperta Non serve nient'altro che fare una scelta
Infondo, un “Exuvia” è un senso di non appartenenza di fronte a qualcosa che in passato era nostro e normalizzare i cambiamenti che la vita ci permette di fare è necessario per vivere meglio, per essere felici e grati di ciò che si ha. Apprezzo Caparezza proprio per questo: il suo modo di immedesimarsi in tante cose per poi farle diventare parte integrante di sé stesso ma solo con la musica poi riesce a trasmetterlo al mondo. È inevitabile come la sua musica non abbia età, dai bambini agli anziani, in Italia tutti conoscono almeno una sua canzone. Riesce a sensibilizzare l’uomo, portando dei temi più o meno “pesanti” ma sempre nella sua maniera: cantandoli.
Quest’album è stato presentato con lui che naviga virtualmente in una foresta immaginaria, mostrandoci la sua trasformazione personale eppure, se pure voi mai vi siete sentiti che ciò che avevate non vi apparteneva più, vi assicuro che questo album vi darà parecchi spunti di riflessione. Ed è a questo che serve la musica: riuscire a trovare dei sentimenti all’interno di parole cantate da altri, riconoscersi in esse ed ogni volta che si sentirà quella canzone, poter trovare la forza per affrontare la vita. Stiamo tutti, almeno una volta come Caparezza, dentro una foresta a vagare senza sapere bene cosa fare.
Francesca Romagnoli, V°L
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