Poche informazioni e molta confusione sul tema del genere
Perché chiarezza e informazione sono fondamentali?
Elliot Page, nato come Ellen Grace Philpotts-Page nel 1987, è un attore canadese cresciuto ad Halifax, in Nuova Scozia. La sua prima apparizione avviene all'età di 11 anni nel film per la TV “Pit Pony”. La sua fama è ufficialmente iniziata con il ruolo di Juno nell’omonimo film del 2007, ottenendo una candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista. Negli ultimi anni è diventato noto per aver interpretato Vanya nella popolare serie Netflix The “Umbrella Academy”. Il 14 febbraio del 2014 a Las Vegas, in occasione della conferenza Time to Thrive dell'organizzazione a favore dei diritti della comunità LGBTQ+ Human Rights Campaign, Elliot Page ha fatto coming out dichiarando pubblicamente la propria omosessualità. Il 1º dicembre 2020 ha annunciato tramite il suo profilo Twitter di essere transgender, comunicando il cambio di nome da Ellen a Elliot scrivendo: “Ciao amici, voglio condividere con voi che sono trans, i miei pronomi sono lui/loro e il mio nome è Elliot. Mi sento fortunato di scrivere questo. Di essere qui.”
Essere uomo, essere donna o qualsiasi altro genere è un’identificazione che viene fatta per sé stessi e da sé stessi. Ciò che si è sta all’interno di noi e chi, se non noi, può sapere cosa sia? “La verità è che, nonostante io mi senta profondamente felice in questo momento e so quanto sono privilegiato, sono anche spaventato. Ho paura dell'odio, degli "scherzi" e della violenza.” Certo la verità spaventa, ma spaventa ancora di più non sentirsi liberi di esprimersi conformi a ciò che si è. Questo perché persiste ancora l’approccio sbagliato, soprattutto da coloro che riportano le notizie, come i giornali e i media, nonostante siamo in un’epoca in costante progresso e l’uomo stesso è in continuo cambiamento. Sono stati pubblicati una miriade di articoli riguardanti il coming out di Elliot Page, ma non tutti hanno usufruito del linguaggio nel modo corretto, per esempio alcuni articoli parlano addirittura di “diventare” transgender. Perché “diventare” in questo caso è un termine errato e al suo posto si parla di “coming out” (uscire allo scoperto)? La risposta viene da sé: il genere non determina nessuno di noi. L’attore non si è svegliato una mattina e ha deciso di cambiare identità, Elliot è sempre stato Elliot, ha solamente intrapreso un processo di scoperta di sé stesso e di coraggio nel dichiararsi tale e nessuno può giudicare ciò. Ci si può quindi chiedere se si sia davanti ad un atto irrispettoso non solo per una persona, ma per un’intera community, oppure si tratti di un semplice errore di scrittura...in ogni caso è importante notare il polverone che si è alzato a riguardo. Un coming out è il momento di massima espressione di una persona, è un passo verso una totale rappresentazione di ciò che si è, parlarne in maniera sbagliata sminuisce tutto il lavoro che c’è stato dietro. Bisogno di chiarezza Quando si parla di transizione o di transgender in generale, buona parte della popolazione non sa di cosa si tratti perché c’è molta disinformazione, persistono inoltre ancora stereotipi collegati alla prostituzione. In Italia mancano delle linee guida nazionali precise, esistono centri specializzati e all’avanguardia a livello locale ma manca la formazione e la preparazione del personale sanitario. Questa confusione si ripercuote negativamente sia sulle persone che intraprendono la transizione, sia su chi le assiste. Alla nascita il sesso di un bambino viene assegnato in base ai caratteri sessuali primari (genitali) ma cosa succede se nel corso della propria vita ci si rende conto che questa assegnazione non è conforme con ciò che si sente? La parola “sesso” fa riferimento all’anatomia di una persona, mentre con la parola “genere” si indica sia la percezione che la singola persona ha di sé. L’orientamento sessuale invece, è il genere o i generi da cui la persona è sessualmente attratta. Molte persone nascono e crescono in una condizione di discontinuità tra sesso e identità di genere, queste persone sono definite transgender. Per quanto riguarda i generi, al contrario di come molti ancora pensano, non vi è solo la presenza del genere maschile o femminile, per esempio le persone che si identificano non binarie non si riconoscono nella costruzione binaria del genere, ovvero l’idea che esistano solo due generi. Alcune persone decidono di intraprendere un percorso transizione allo scopo di conformare i propri dati anagrafici e il proprio aspetto al genere a cui appartiene, in questo caso si viene definiti transessuali. Informazioni In Italia il percorso di transizione avviene in diverse fasi: La prima fase è una diagnosi di disforia di genere, ovvero con l’accertamento da parte di uno specialista che la persona in questione non si riconosce nel sesso assegnatole alla nascita. Successivamente è possibile rivolgersi a un endocrinologo, allo scopo di prescrivere una terapia ormonale mascolinizzante o femminilizzante che durerà sostanzialmente per tutta la vita. Il passaggio successivo è il cambio dei documenti. Questo è preceduto dal cosiddetto “real life test”, un periodo di circa un anno in cui la persona vive secondo il genere in cui si riconosce. Tutto finisce per dipendere da tempi, spesso lunghi, in cui si vive con i documenti dichiaranti un genere in cui non solo non ci si riconosce, ma dopo mesi di terapia ormonale non corrispondono più. Alla fine del periodo, il cambio avviene dopo la sentenza di un giudice. È anche possibile farsi autorizzare degli interventi chirurgici per il cambio di sesso. In Italia, per legge, un medico non può asportare un organo sano, anche qui è quindi necessario un giudice che acconsenta. Legalmente parlando, la transizione può avvenire solo tra il genere maschile e femminile, il non-binarismo non si può quindi dichiarare nei documenti anagrafici. Negli ultimi anni vi sono stati comunque importanti passi avanti in Italia, dal 2020 per esempio la terapia ormonale e gli interventi chirurgici sono gratuiti. L’obiettivo fondamentale è quindi il benessere psicofisico della persona che ha il diritto di intraprendere questa strada. E se la libertà è il diritto di espressione, allora dobbiamo essere liberi di esprimerci. Certo, se poi si riceve anche supporto e affetto dall’ambiente circostante ci fa gustare questa libertà a pieno. “La mia libertà finisce dove inizia la vostra” -Kant. Claudia Moretti 5L Flavia Rocchi 5L Francesca Romagnoli 5L
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