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Flavio Bellucci

Giustizia: La fine atto 2

Finalmente il dolor del cuore mio cessò

lo vidi lo sentii e lui mi calmò

questa sensazione da quanto non sentivo

ero dopo tanto di nuovo vivo

 

niente dissi ma comunque sapeva

che il mio pentimento era cosa più che vera

allora tenendomi la spalla affermò

‘’Nel regno dei cieli dopo la guerra io ti porterò’’

 

Nel mentre del mio pietoso pianto

gli uomini nella disgustosa ignoranza erano

continuan a esser dalla parte di color che sangue fraterno versato avevano

vedevan la propaganda ma non il glorioso canto

 

I politici da più parte a favorire le pietose iniziative

per un poco di guadagno lo sterminio elogiavan

le storie dei popoli gli errori ripetevan

i figli di Davide con queste stragi primitive

 

Allora nell’improvviso della mia sorpresa

lui andando mi disse che avrebbe dovuto iniziare la ultima messa

come un Ciro persiano

salvò gli arabi mano per la mano

 

Il finto Emmanuele fermato lo aveva

E consapevolezza otteneva

Accettato finalmente per quello che era

Portavan l’inizio di una nuova era

 

 

Da piccolo sempre continuavo a chiedere

Perché la bestia combatte se sa di perdere

Nelle sacre scritture è sempre riportato

essere schiacciato

 

Se non per arroganza e il suo provar

Che l’umanità nel male piace star

 E che basta un poco di propaganda

Per versare sangue nella terra santa

 

Non siam noi tutti i satana della natura

Portiam al pianeta una morte prematura

Perché tanto saran gli altri a farlo

Nella nostra accidia ci rifiutam ad aiutarlo

 

Per confini e immaginari beni

Ci ritroviam a perder dal treno della vita i freni

Però da dire l’umanità da sempre ha provato

A sconfiggere gli oppressori e l’uomo ad amar è tornato

 

Questa è la GIUSTIZIA che possediamo

Sempre punito lo abbiamo

non importandoci della grandezza del male

O forse solo seppellito col sale

 

La battaglia più che fascinante era

Ade dall’eterna vita fu omesso

Marte alla perdita della propaganda la sua forza azzera

Dioniso mangiato dalle piante che aveva oppresso

 

A Babilonia il figlio fu ritrovato

Impotente davanti al popolo non più sconsolato

Nella battaglia capacità non aveva

E subì così tutto il male che egli solitamente infliggeva

 

Fu preso dal popolo e massacrato

Tutte quelle bugie prese da ogni lato

 Il suo Norimberga portavano

A essere altro che lontano

 

E come scritto e presentato da Reni

Di Michele il piede

sulla testa della bestia assente di fede

la battaglia ora è finita ritieni?

 

Risposto non pensavo di essere

Il padre stesso si scusò per a me chiedere

Di aiutar lui nel salvar il futuro

Insegnare i nuovi giovani a non fermarsi a nessun muro

 

Io per questo qui sono

Raccontare ciò che è successo in un diverso tono

Per ricordarvi da Babilonia fino a Giza

Che nel cuor dell’uomo non c’è male ma GIUSTIZIA

Flavio Bellucci 1B

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